Un altro efferato delitto, questa volta a Marghera, dimostra il fallimento del dogma securitario della destra, a Roma come a Venezia.
La criminalità, la violenza e la marginalità non si fermano con gli slogan.
Da tempo i residenti chiedono risposte concrete, ma queste non arrivano. Non è solo questione di uomini e mezzi per le forze dell’ordine: manca un progetto di città che tenga insieme centro e periferia, che sappia ricucire le fratture sociali e riassorbire nella coesione intere aree lasciate ai margini.
Le recenti manifestazioni molto partecipate, come quella seguita all’uccisione di Giacomo Gobbato, in cui i cittadini hanno chiesto una città diversa, più sicura e inclusiva, sono state ignorate.
La sicurezza deve essere intesa ad ampio spettro. Certamente è fondamentale l'aumento dei controlli e ancora di più del presidio del territorio, anche in funzione repressiva. Certamente servono maggiori risorse per le forze dell’ordine e migliori infrastrutture, come un’illuminazione pubblica più efficace.
Ma tutto questo deve accompagnarsi a un vero progetto di rigenerazione urbana, con più servizi pubblici, a partire da quelli socio-assistenziali, e un coinvolgimento attivo del tessuto sociale, attraverso anche programmi di rilancio economico a supporto delle attività.
Nei prossimi giorni presenterò un’interrogazione parlamentare per fare chiarezza sull’episodio di Marghera e per sollecitare risposte adeguate. La destra alza la voce sulla sicurezza, ma le sue ricette continuano a fallire.
Noi vogliamo attestarci sulla frontiera di una sicurezza che sia davvero vicina alle persone, costruendo città più inclusive e vivibili.
È l’unica strada per uscire dalla paura e offrire ai cittadini soluzioni reali, non propaganda.
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