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Il Papa apre una Porta Santa nel carcere di Rebibbia


Inizia il Giubileo, un tempo di speranza e rinnovamento e Papa Francesco sceglie di aprire una Porta Santa nel carcere di Rebibbia.


Un gesto simbolico e potente, che ci ricorda che le carceri non sono solo luoghi di punizione, ma anche di riscatto.


Eppure, proprio in questi giorni, assistiamo a nuovi episodi di tensione anche nelle carceri venete, gli ennesimi, figli di un sovraffollamento cronico e di una carenza di risorse che non possono garantire né la dignità dei detenuti né la sicurezza degli operatori. È il segno di un sistema al collasso, che deve essere affrontato con serietà e urgenza, come ho chiesto di frequente con varie visite alle carceri e con iniziative parlamentari.


Nel nostro Veneto, il sovraffollamento ha superato di gran lunga la capienza regolamentare, con carceri come Santa Maria Maggiore a Venezia e l’Istituto penale minorile di Treviso che rappresentano emblemi di un’emergenza non più tollerabile.

Celle sovraffollate, personale della polizia penitenziaria insufficiente, così come quello dell’area educativa e sanitaria, mancanza di spazi per il lavoro, la formazione e le attività ricreative: tutto questo non fa altro che alimentare tensioni, autolesionismo e, troppo spesso, tragici suicidi.


Le carceri sono diventate gironi infernali sia per i detenuti che per gli operatori.

Come Partito Democratico, abbiamo proposto un approccio diverso, che superi la logica della continua a creazione di nuovi reati e il mero inasprimento delle pene.

Investire sul reinserimento sociale, sulla formazione, sul lavoro e sulle misure alternative alla detenzione non è una concessione, ma un atto di civiltà e un investimento sulla sicurezza collettiva. Il carcere non può essere l’unica risposta a tutti i problemi: senza un progetto di recupero, aumenta il rischio di recidiva e si perde l’opportunità di costruire un futuro migliore.


Chiediamo al Governo di agire subito: potenziando gli organici, migliorando le condizioni strutturali degli istituti e garantendo il pieno rispetto del dettato costituzionale sul fine rieducativo della pena.


Il grado di civiltà di un Paese si misura anche dalla condizione delle sue carceri. L’Italia e il Veneto devono essere all’altezza di questo principio, per garantire dignità, sicurezza e riscatto a tutti.

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